S. Antonio dei Portoghesi

S. Antonio dei Portoghesi
(Via dei Portoghesi)
Dedicata a S. Antonio da Lisbona (o da Padova), è la chiesa più ricca di memorie antoniane a Roma. Costruita nel 1467, su un terreno acquistato dai Padri agostiniani, è uno dei più sobri esemplari di stile barocco. Chiesa nazionale portoghese, segno più importante della loro presenza nel territorio romano.
La facciata risale agli anni 1636-38 su disegno dell’architetto lombardo Martino Longhi il Giovane.
L’interno ha un’ unica navata settecentesca, a croce latina con transetto e due cappelle per ogni lato.
Le finestre sono collocate al di sopra della cornice della chiesa, abbastanza in alto, architettonicamente condizionate dalle costruzioni circostanti. Oltre al finestrone della facciata principale, la navata ha sei finestre, tre delle quali finte; ce ne sono poi due in ogni cappella del transetto alle quali se ne aggiunge una ovale sopra ciascun altare; le ultime due si trovano nel presbiterio.
Antonio Moroni è l’autore di tutte le finestre della chiesa, eseguite secondo un piano ben preordinato che tiene conto delle figure, dei simboli e degli ornamenti. Le vetrate risalgono al 1870, dipinte a grisaglia e rilegate a piombo.
Finestre e occhi ovali, aperture e lanterne delle cappelle sono elementi di grande importanza architettonica per l’illuminazione soffusa che ne risulta.
La finestra grande della facciata mostra S. Antonio con il bambino, il libro sul braccio destro e il giglio nella mano sinistra, inquadrato in una cornice decorativa con elementi uguali da ambedue i lati: angeli che mostrano l’Ostia, stendardi da processione, ceri e angeli con ombrelli.
Sul lato sinistro della navata abbiamo tre finestre, una delle quali è finta, con una decorazione in cui si distinguono elementi comuni: calice, ostia e angeli.
Sul lato destro, c’è solo una finestra (più due finte), decorate come quelle del lato opposto.
Nella cappella dell’Immacolata Concezione, la finestra sul lato sinistro presenta la figura di S. Giovanni Battista, con cornice decorata come quella di Santa Elisabetta. La finestra del lato destro è dedicata a San Francesco d’Assisi e la decorazione della cornice è uguale a quella di S. Antonio.
Sopra l’altare, si trova una finestra ovale decorata con una colomba.
Nella cappella di Santa Elisabetta, la finestra del lato destro rappresenta la Regina Santa con il bordone da pellegrina e il miracolo delle rose. Nella decorazione della cornice emergono i seguenti elementi: vassoio, calice, aspersorio, lampada ardente, che si ripetono su entrambi i lati.
Nella finestra del lato sinistro, abbiamo la figura di Santa Maddalena con vaso di profumi, mentre la decorazione della cornice è uguale a quella di S. Antonio della facciata. In cima alla cappella, sopra l’altare, la finestra ovale è decorata con una Croce (di San Francesco), sulla quale si legge un monogramma mariano composto di una A e di una M sovrapposte.
Nel piccolo tamburo della cupola ci sono quattro aperture circolari con due rami di giglio intrecciati.Nella cappella maggiore, la finestra del lato sinistro presenta il monogramma eucaristico JHS, quella del lato destro, il monogramma mariano AM.

Basilica di Santa Maria sopra Minerva

Basilica di Santa Maria sopra Minerva 
Il mio viaggio attraverso le meravigliose vetrate artistiche nelle chiese di Roma continua.
(Piazza della Minerva, 42) Il nome le è stato attribuito perché sorge sulle antiche rovine di un tempio dedicato alla Minerva Calcidica. La costruzione ebbe inizio nel 1280 (sembra se ne siano occupati gli stessi frati ai quali è attribuita la fabbrica di S. Maria Novella a Firenze). Aperta al culto solo a metà del XIV sec, dopo il completamento della zona absidale, della crociera e delle navate laterali con copertura a capriate ancora visibili, per difficoltà di finanziamento e per la riduzione in altezza, si ridusse anche lo slancio tipico dello stile gotico. È basilica minore dal 1556. I lavori di restauro e di ampliamento continuarono fino alla fine del 1800 attraverso i diversi periodi storici e la basilica assunse un aspetto prevalentemente barocco ma in realtà è l’unico esempio di chiesa gotica a Roma.
All'estrema destra, sulla facciata, si trovano alcune lapidi murate, che indicano il livello dell'acqua raggiunto nelle varie inondazioni del Tevere fino al XIX secolo. All’interno della chiesa sono conservate le tombe di Santa Caterina da Siena (sotto l'altare), Patrona primaria d’Italia e del pittore fra Giovanni da Fiesole, il Beato Angelico, dichiarato da Giovanni Paolo II "Patrono Universale degli Artisti", (sulla sinistra dell'altare), senza dimenticare la cappella Carafa, affrescata da Filippo Lippi e la statua del redentore di Michelangelo.
Santa Maria sopra Minerva è ricca di vetrate a piombo realizzate risalenti alla metà dell’800, sbalorditivo è l'effetto dei tanti rosoni presenti, nella parte alta delle navate, nella controfacciata nel transetto e nell'abside;
Nel lato facciata, si trovano 3 rosoni, quello centrale, più grande istoriato , dipinti a grisaglia (vedi foto in alto al centro) e quelli laterali che sono identici tra loro (foto in alto a sx); il rosone nella foto a dx, è posizionato a dx nel transetto insieme ad un altro nel lato opposto;

nell'abside, dietro all'altare maggiore (vedi foto a sx), tre bifore ospitano le vetrate raffiguranti i santi dell'Ordine Domenicano, su disegni di Bernardino Riccardi, dipinte a grisaglia e rilegate a piombo; mentre il disegno del rosone (foto in basso a sx) è riproposto sopra ognuna delle 3 bifore;

il rosone (foto a sx) si trova in alto nell'abside, insieme ad un altro gemello, sul lato opposto;


l'altra vetrata figurativa (foto a dx), si trova nella Cappella Capranica, dedicata alla Madonna del Rosario dal 1579, a destra dell'altare maggiore;


i rosoni nelle foto in basso, sono posizionati nella parte alta delle navate, 6 su un lato e 6 sull'altro, i disegni sono speculari.


Saint Paul's within the walls e All Saints’ Anglican Church

Saint Paul's within the walls
(Via Nazionale angolo Via Napoli)
La prima chiesa non cattolica sorta all'interno delle mura di Roma dopo l’unità d’Italia. È la chiesa anglicana episcopale d’America che oggi accoglie una congregazione multietnica e multiculturale. Costruita per volontà del reverendo Robert J. Nevin tra il 1873 e il 1880, incaricando l’architetto inglese George Edmund Street maestro di William Morris, lo stesso che, qualche anno dopo, realizzò la chiesa “gemella” di All Saints in Via del Babuino.
Probabilmente è il più importante esempio d’ arte sacra nella Roma dell'Ottocento perché strettamente legata ad importanti artisti preraffaelliti inglesi.
La chiesa si ispira a modelli gotici del Nord Europa, esternamente caratterizzata da un’alternanza cromatica di marmi chiari e mattoni rossi, con l’interno a tre navate dove spiccano capolavori di grande valore artistico. Le maioliche parietali furono realizzate su disegni di William Morris, i mosaici dell'abside e del coro, dichiarati monumento nazionale, ispirati all’iconografia medievale e allo stile bizantino,realizzati su bozzetti dell’artista Edward Burne-Jones: l'Annunciazione sulla prima arcata di fronte all'abside, l'Albero del Perdono, sulla seconda arcata sopra il coro, Cristo in Gloria nel grande mosaico principale dell'abside e la Chiesa sulla Terra. Tra tutte, questultima, è la più curiosa perché l’artista per rappresentare i santi ha usato volti di personaggi dei suoi tempi: S. Ambrosio ha il volto di J.P. Morgan, che ha contributo alla costruzione della chiesa; S. Agostino, alla destra di S. Paolo, ha il profilo dell'arcivescovo Tait di Canterbury; Tra i guerrieri, S. Patrizio è il Generale Grant (Presidente degli Stati Uniti nel 1873 e protagonista della Guerra di Secessione americana); S. Giacomo, Giuseppe Garibaldi e S. Andrea, Abramo Lincoln (con la tunica verde).
Ai lati delle navate, in tutto il loro splendore, troviamo le vetrate disegnate da George Edmund Street, realizzate dalla ditta inglese Clayton & Bell alla fine dell’800. Queste raccontano la vita di S. Paolo, dalla vetrata nella parte di Via Nazionale, rappresenta Saul ai piedi di Gamaliele, il racconto della sua storia prosegue intorno alla chiesa, e finisce accanto alla porta laterale, con il martirio di S. Paolo all'abbazia delle Tre Fontane a Roma.
Una delle vetrate del battistero rappresenta il battesimo di S. Paolo e del carceriere a Filippi, l'altra descrive il Signore che apre le braccia ai bambini e dà il comandamento ai suoi discepoli di andare a battezzare tutte le nazioni.




Il grande rosone della facciata rappresenta Cristo Re circondato da otto martiri romani.
Le vetrate che si trovavano nell’abside, per lasciare il posto ai mosaici, sono state montate sul tetto delle navate. La vetrata più in fondo rappresenta Cristo Risorto, e la visione di Paolo sulla via di Damasco. In quella seguente si vede l'Annunciazione e la Natività, mentre nell'ultima si vede Gesù preso dai sodati romani in Getsemani e Pilato che presenta Cristo alla folla il Venerdì Santo.

Tutte le vetrate presenti sono dipinte a grisaglia e rilegate a piombo.



All Saints’ Anglican Church
(Via del Babuino, 153)
La prima pietra è stata posata nel 1882 ma l’inaugurazione avvenne nel 1887. Diversi architetti si sono occupati dei lavori, a cominciare da George Edmund Street, lo stesso che costruì Saint Paul's within the walls pochi anni prima, al quale successe il figlio. La chiesa ha due ingressi, quello di Via di Gesù e Maria, all’inizio della navata sinistra e quello che attraversa la base del campanile, in Via del Babuino, che è il più utilizzato.
Internamente è divisa in tre navate senza transetto, pilastri a base quadrata si alternano ad altrettante colonne e sorreggono le arcate ogivali, lo stile è neo gotico.

Le numerose vetrate istoriate raffiguranti immagini di santi, furono realizzate dalla ditta Clayton & Bell di Londra, la stessa che si occupò della “gemella” in via Nazionale.

Entrando da Via del Babuino, le 5 vetrate della parete sinistra, rappresentano i Santi Stefano, Cecilia, Crisostomo,Gregorio e Colomba; proseguendo intorno alla chiesa, troviamo raffigurate scene della vita di S. Giovanni e l’ascensione del Signore; sul lato opposto gli apostoli Paolo e Pietro con scene del loro martirio; le 5 della navata sinistra rappresentano i santi Anselmo, Beda il Venerabile, Agostino, Albano e Elena; di seguito, prima dell’Abside, si trovano quelle che raffigurano gli arcangeli, mentre le immagini presenti nell’Abside corrispondono a scene di vita del Signore, degli Apostoli, teste dei Dottori della chiesa e santi della chiesa di Roma e della Gran Bretagna.










Chiesa di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri

Chiesa di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri
(Piazza della Repubblica)

È un luogo in cui fede, storia, arte e scienza si uniscono.
La chiesa fu costruita nella seconda metà del XVI secolo su ciò che rimaneva delle antiche terme di Diocleziano, le più grandi di Roma, che comprendevano l’intera area circostante (1300.000 mq), presumibilmente disegnata da Michelangelo incaricato di curare il progetto di trasformazione.
I lavori, per esattezza, ebbero inizio nel 1561,ma furono ripresi a metà del Settecento da Vanvitelli, poiché ritenuta troppo nuda, ricostruendo il coro disegnato in precedenza da Michelangelo e arricchendola di lussuosi decori.
L’oculo della cupola (affrescata dal Vanvitelli con 180 rosoni differenti) si presentava, in principio, aperto come quello del Pantheon. Numerose sono state le lanterne installate negli anni, ma finalmente questa vicenda secolare sembra conclusa con l’attuale copertura, donata dall’arcidiocesi di Baltimora e opera dell’artista italo-americano Narcissus Quagliata, allievo di De Chirico, per il Giubileo del 2000.
L’artista ha affidato alla luce il compito di stupire creando, un’opera d’arte (5 metri di diametro) che è anche meridiana, grazie a un complesso sistema di lenti astronomiche che riflette sul pavimento il cerchio del sole.
Le tre sfere concentriche alludono alla Trinità, fonte della luce che scende sul mondo, i sette raggi agli arcangeli e ai sette martiri che proiettano i colori dell’arcobaleno che alludono alla divina composizione della luce. I colori riprendono quelli dei marmi e dei vetri della navata centrale.
Parlando di questa grandiosa chiesa, non si può fare a meno di citare la Meridiana o Linea Clementina, costruita con esattezza scientifica e inaugurata nel 1702, sul pavimento della crociera.
Clemente XI volle che Francesco Bianchini, (matematico, astronomo, archeologo e storico), tracciasse una Meridiana monumentale che gareggiasse con quelle già esistenti, allo scopo di verificare ulteriormente la validità della Riforma Gregoriana del Calendario, e determinare con precisione la data della Pasqua, fondamentale per evitare errori che avrebbero causato anche lo spostamento delle date di tutte le feste mobili della Chiesa.
In seguito al restauro per il Giubileo del 2000 la Meridiana è tornata al suo originale splendore.

Chiesa EVANGELICA VALDESE e Tempio METODISTA

Il viaggio prosegue…
Oggi mi soffermo su due luoghi legati tra loro nonostante siano situati in zone diverse.

CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Piazza Cavour)

Il terreno fu acquistato nel 1910, grazie al generoso interesse di Mrs. Stewart Kennedy, e la chiesa aperta al pubblico nel 1914.
Gli evangelici, da sempre ostili all’uso decorativo esagerato, considerato manifestazione religiosa eccessiva, tornano ad esprimere la loro fede con linguaggio artistico riprendendo il simbolismo cristiano dei primi secoli, quando la semplicità non era sinonimo di abolizione o disprezzo dell’arte. II complesso, costruito originariamente su progetti dell'arch. P. Bonci in un'area di circa 1500 mq, fu modificato nella struttura portante dell'edificio su progetto dell'ing. E. Rutelli, con l'allora innovativa tecnica del cemento armato.
II tempio, sempre sottolineando il legame ideale fra evangelici e protocristiani, trae libera ispirazione, nell'architettura come nella decorazione eseguita da Paolo Paschetto (di famiglia valdese), dalle basiliche paleocristiane, conservandone la pianta ed alcuni tratti architettonici dai dove emergono inevitabilmente motivi liberty.
Sempre su cartoni di Paschetto, vennero realizzate dal maestro Cesare Picchiarini le vetrate, che per il valore di testimonianza ed insegnamento loro attribuito dall'autore, secondo l'uso antico, rappresentano il vero fulcro di tutta la decorazione, in cui l'atmosfera creata dai giochi floreali delle alte trifore sostiene lo svelarsi attraverso i simboli biblici del ricco contenuto della fede.
Gli arredi, anche essi curati da Paschetto, furono realizzati da diversi artisti. L'organo viene ritenuto a tutt'oggi uno dei migliori della capitale.












foto in alto e a sinistra vetrate posizionate nelle 5 bifore a sinistra
il pavone e l'aquila: la vita eterna
il candeliere e la vite: vita cristiana
il faro e il buon pastore: vita cristiana l'ancora: la speranza è l'ancora dell'anima l'agnello: riconciliazione tra anima e Dio la palma: la vittoria della fede
la lampada: la fede














foto in alto vetrate posizionate nelle 3 bifore di destra
il giglio: la promessa che l'anima vedrà Dio - la colomba: l'aspirazione dell'anima a Dio; monogramma: affermazione di Dio - il pruno ardente: così Dio si presentò a Mosè, affermazione di Dio; il calice e il pane: la santa cena - l'arca: il battesimo;













foto in alto: sono posizionate al secondo piano, divise in 4 trifore sul lato destro e 6 sul lato sinistro;


foto a destra: particolari delle vetrate nelle trifore del ballatoio del secondo piano;





foto a sinistra e destra:
7 vetrate piombate collocate nella parte più alta del tempio, sul lato della facciata, nel ballatoio del terzo piano, la foto è ripresa frontale e di lato;





foto in basso: queste vetrate si trovano in alto ai due lati del tempio su 12 trifore;


IL TEMPIO METODISTA
(Via XX Settembre angolo con Via Firenze)

è stato realizzato in due anni (1893-95), su un terreno acquistato dalla "Società Missionaria per la Chiesa Metodista Episcopale" dove sorgeva la vecchia chiesa di S. Caio.
L’interno riprende alcuni elementi della facciata, elegante ma allo stesso tempo mastodontico, colonne in granito, un ballatoio a ferro di cavallo e un soffitto finemente lavorato; ma la mia curiosità è rivolta alle vetrate disegnate da Paolo Paschetto (artista poliedrico di origine valdese) nel 1924, realizzate dal maestro vetraio Cesare Picchiarini come si evince dalla firma apposta su una delle vetrate di destra. I bozzetti originali (vedi foto a destra), sono custoditi nel Museo della Casina delle Civette a Villa Torlonia, dedicato alle vetrate Liberty per la quantità di materiale trovato sul tema.
Ai lati, inserite in bifore a tutto sesto , filtrano la luce 16 vetrate istoriate, dipinte a grisaglia e rilegate a piombo, che illustrano temi iconografici del vecchio e nuovo testamento. Soltanto le otto posizionate sul lato destro sono illuminate dal sole, le altre del lato opposto sono finte.
La particolarità di queste vetrate sta nella varietà dei fondi, ricavata dalle diverse tipologie della croce raffigurata nella parte alta. “La linea, che disegna lo sfondo, si piega, si spezza, si fa onda e si avvolge su se stessa, assumendo valore espressivo e accentuando la vibrazione della superficie di ogni vetrata da cui emerge”, nella parte centrale c’è il simbolo, dal tratto più sintetico vicino alle esperienze dell’Art Dèco, che ne evidenzia il carattere didascalico.
Queste vetrate, rispetto a quelle del tempio valdese, pur riprendendo temi e simbolici cristiani, appaiono più geometriche, meno floreale, con sezioni più ampie. Paschetto realizzò anche le decorazioni parietali, costituite da due grandi pannelli affrescati ai lati dell' ingresso, raffiguranti un roveto ardente e una croce con gigli. le decorazioni sullo sfondo rappresentano due gruppi di cherubini mentre sorreggono le scritte di Is.5:3.