in viaggio tra le vetrate del passato

L’amore per questo antico mestiere mi spinge continuamente ad un movimento interno che si traduce in un’inevitabile ricerca verso tutto ciò che è legato alle vetrate e ai loro esecutori considerate prodotti artigianali e decorativi ma spesso rivalutate ed elevate ad opere d’arte.
Ecco perchè ho deciso di cominciare e condividere questo viaggio in cerca dei luoghi dove sono custodite.
L’impatto più scenografico lo abbiamo quando l’osservatore si trova in penombra e la luce irradia il dietro di una vetrata, effetto visivo che troviamo costantemente nelle chiese, dove da sempre la luce è protagonista e testimonia il potere di Dio che allontana il male.

A questo punto inizierei a proporvi un luogo dove potete vivere a pieno ciò che ho appena descritto

La Basilica di Sant’Eustachio in Campo Marzio
(Piazza Sant'Eustachio, 19 Roma)

come molte altre chiese, è un luogo di culto e un concentrato d’arte.

Nel medioevo, ispirandosi alla leggenda di Sant’Eustachio, la figura di cervo assume simbologia di purezza e carità; riproposto più volte negli ornamenti della basilica diviene lo stemma del rione dove essa sorge.
La chiesa ha origini paleocristiane come centro di assistenza per i poveri e nel corso dei secoli ha subito diversi restauri e modifiche. Unica testimonianza medievale è il campanile, perché con i lavori tra il XVII e XVIII secolo assume l’attuale impronta in stile barocco romano, anche se subirà successivamente ulteriori interventi di bonifica e abbellimento.

All’interno della chiesa, sopra l’organo, spicca la vetrata raffigurante la Maddalena penitente, realizzata nell’ultimo decennio dell’800 da Gabriel e Louis Gesta di Tolosa.
Ai lati dell’unica navata, altre vetrate con motivi geometrici, identiche tra loro, ornano la parte alta.
Una particolare attenzione vorrei rivolgere alle altre tre vetrate presenti.



Sulla sinistra nella Cappella di San Giuliano Ospedaliere, dove si accede al Battistero, è inserita una vetrata istoriata che rappresenta il Battesimo di Gesù, un’altra è posizionata nella Cappella del Sacro Cuore, rappresenta in modo originale i sette doni dello Spirito Santo, entrambe sono state realizzate da Corrado Mezzana e Cesare Picchiarini intorno al 1936 una terza vetrata è lasciata senza padri ma sono quasi certa che ci sia lo zampino di mastro picchio anche in questa perché lo stile è inconfondibile. Sono fiera di essere venuta a conoscenza di queste attribuzioni perché le opere più conosciute dello studio Picchiarini sono quelle catalogate nei libri della Casina delle Civette e queste non so se sono state tralasciate volutamente o altro.